L’ultima giornata in Messico, in compagnia di Samuel e la sua famiglia, è stata fantastica come tutte le altre, per cena ho cercato di farmi ricordare cucinando una discreta pasta che come al solito ha riscosso il suo successo e la notte siamo andati a suonare una serenata al padre che compiva gli anni! La mattina sono ripartito sereno e riposato per attraversare la frontiera, il morale era alto e anche la fiducia in queste persone, ma la frontiera è diversa, è l’inferno in mezzo al paradiso, qui la gente è pronta a tutto, la corruzione è la norma e un gringo con la sua bicicletta scintillante è un pasto prelibato. In un attimo mi trovo accerchiato da tre persone, uno sventolando un qualsiasi tesserino dice di lavorare in dogana e vuole il mio passaporto, dice che è l’unico modo per passare, io ovviamente non voglio dargli nulla e insisto per andare di persona all’ufficio immigrazione, ma non posso stare tranquillo, la bicicletta non si può portare all’ interno e io faccio avanti e indietro allo sportello per controllarla, fuori è pieno di gente, un formicaio, gente che una bicicletta come la mia non può permettersela neanche con un anno di lavoro. Timbrata l’uscita dal messico esco verso la bici con il passaporto in mano e uno dei personaggi di prima me lo prende di forza e scappa, il compare dice che sta andando a farmi approvare il visto, che sarà più veloce se lo fanno loro, io mi arrabbio e gli dico anche qualche parolaccia in italiano ma non serve a molto, dopo un quarto d’ora di terrore mi allontanano dalla frontiera dicendomi che devo pagare 500 quetzales (50€) per il mio visto, io dico di voler pagare cn il bancomat, ma ovviamente non si può! Alla fine dopo trattative e litigate ne lascio 300, riesco a prendere il passaporto e riparto con il morale a terra e un grande senso di disprezzo per questo posto. Pedalo tutto la mattina con senza motivazione, la mia bella impressione è stata rovinata e ripenso però a tutte le persone fantastiche e generose che ho conosciuto. Più tardi arrivo a Retalhelau, Roberto mi aspetta per ospitarmi nel suo hotel, chiacchieriamo tutto pomeriggio e la sera ceniamo insieme, tutto ritorna ad andare bene e pian pianino cerco di dimenticare quel brutto posto del quale non ho neanche una foto, meglio cosi. Ora sono a Santa Lucia in un’altra famiglia meravigliosa ma domani si riparte e forse riuscirò a passare il confine in giornata, questa volta so a cosa posso andare in contro e prenderò qualche precauzione in più!